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Foto tratta dal video dell'inedito: "SOLE NERO"

Foto tratta dal video dell'inedito: "SOLE NERO"

CUORE DI VETRO

RESTA

LULU' E MARLENE + DIO

giovedì 15 aprile 2010

La Torre Eiffel


Fu Costruita per l'esposizione universale e per la commemorazione del centenario della Rivoluzione Francese, la Torre Eiffel fu inaugurata il 31 marzo 1889, avente in cima la bandiera francese. La sua costrizione fu accompagnata dalle critiche e contestazioni dei parigini e degli intellettuali francesi, ma la struttura metallica della famosissima Torre rappresenta oggi il simbolo di Parigi e ed è "la maggiore attrazione turistica", meta di 6 milioni di visitatori ogni anno.
Gli ingegneri che presero parte alla creazione furono Gustave Eiffel assistito dagli ingegneri Maurice Koechlin e Emile Nouguier e anche dall’architetto Stephen Sauvestre.
Gli studi sul progetto cominciarono nel 1884 e nonostante tutti gli ostacoli creati non solo dai parigini, la costruzione della Torre Eiffel comincia nel 1887, durò 26 mesi e fu completata nel 1889. L'idea originale comprendeva la sua distruzione dopo l’Esposizione Universale del 1900 ma esperimenti di radiotrasmissione effettuati dall’arma francese prima della fatidica data, fecero si che sia tuttora in piedi.
Ferro forgiato eretto a forma di croce diviso in 18.038 pezzi e fissati da 2.500.000 rivetti sono la base che supporta la Torre Eiffel. La struttura della torre monumentale di Gustave Eiffel, è molto aerata e resiste al vento. Nonostante l'immensa struttura, l'elevato numero di pezzi utilizzati per la sua costruzione, la forma imponente e il peso dei materiali stesso, il suo peso complessivo della torre non supera le 7.300 tonnellate.
La Torre Eiffel misurava da terra sino all’asta della bandiera 312,27 metri nel 1889 ; oggi, "alzata" dalle sue antenne arriva a 324 metri. Molte stazioni televisive francesi hanno attualmente la loro antenna sulla cima della Torre.
Proprietà delle autorità locali di Parigi, la Torre Eiffel è gestita da una società privata "Scieté Nouvelle d’Exploitation de la Tour Eiffel" che cura la manutenzione della sua struttura e la rinnova ogni 7 anni con 50 tonnellate di pittura grazie ad operai specializzati nelle scalate acrobatiche.
La torre è illuminata da 352 proiettori di 1000 watt e la sera scintilla tutte le ore con 20.000 lampadine e 800 luci di festa, creando uno spettacolo unico e suggestivo.
Lo scintillare della Torre Eiffel è stato inizialmente previsto per festeggiare il passaggio all’anno 2000. I parigini, coscienti però della sua bellezza, non vollero più rinunciare a questa meraviglia e nonostante l’eccessivo consumo di energia elettrica, la società che gestisce la Torre Eiffel ha cambiato decisione lasciandole il suo abito scintillante. Così, dopo un anno di pausa, la Torre Eiffel ha ritrovato le sue scintille durante la serata inaugurale del 21 giugno 2003 alle 23 :20. Le nuove scintille sono più impressionanti delle precedenti; il nuovo sistema di illuminazione ha infatti permesso di ridurre considerabilmente il consumo d’energia elettrica, permettendo così alla Torre Eiffel di scintillare ancora per 10 anni e più; sicuramente tra 10 anni l'illuminazione sarà ancora presente. La cerimonia che ha accolto il nuovo sistema di luci, si è svolta con grande emozione. L’avvenimento è infatti stato celebrato da artisti di fama nazionale e internazionale. Il momento dell’accensione è stato accompagnato da uno spettacolo di fuochi d’artificio. Ad assistere alla manifestazione erano presenti più di 200.000 persone, letteralmente affascinate dal sorprendente spettacolo.
Per ridare eleganza (ed energia) alla Torre Eiffel, quattro enormi fari dotati di lampade xenon di 600 watts ruotano in permanenza sulla sua punta.

martedì 13 aprile 2010

Il ritorno dei Litfiba - Rock e hit di un tempo.


Le date europee del gruppo che da oggi è in tour italiano sono state seguite da tanti giovanissimi. Nuova formazione, tanti pezzi classici


di FULVIO PALOSCIA

Piero Pelù ha gli stessi capelli lunghi dei tempi d'oro, e torna a indossare gilet etnici sul petto nudo: il fisicaccio c'è, le fan possono stare tranquille. Ghigo Renzulli manovra ancora la chitarra con sicurezza sorniona. Insomma: tutto come una volta.

Gli elementi trainanti dell'era del grande successo dei Litfiba (dopo il litigio tra i due musicisti avvenuto undici anni fa e il conseguente divorzio, il gruppo è continuato ad esistere) sono di nuovo insieme in tour che venerdì e sabato approda al Mandela per due date esauritissime. Chi è rimasto a bocca asciutta, potrà rifarsi il 24 luglio, ad Arezzo, per il tour estivo. Prima, uscirà un album dal vivo con due inediti.

Tarallucci e vino. Come se le tumultuose polemiche scoppiate nel 1999 non fossero mai esistite. Anche se sono lì, nero su bianco, nel libro che Pelù scrisse con Massimo Cotto per Mondadori, Perfetto difettoso, dove il cantante non lesinò scudisciate su Renzulli e il produttore di sempre dei Litfiba, Alberto Pirelli, coinvolto tra l'altro in questo ritorno di fiamma.

Chi o cosa abbia lastricato la strada verso la riappacificazione non è dato saperlo. Forse il silenzio, sufficientemente lungo per calmare gli animi; forse - dicono i detrattori - la voglia di soldi e successo. Tant'è: nel "warm up tour", le date di "riscaldamento" e di preparazione ai concerti italiani (stasera la prima a Milano) che si sono tenute a Marzo a Monaco, Zurigo, Losanna, Piero e Ghigo sono apparsi in forma, portati in trionfo da un pubblico di affezionatissimi che li ha seguiti anche oltre confine. Quarantenni nostalgici? Macché. Tantissimi giovani che, nel corso degli anni, hanno coltivato la memoria dell'unica vera rock band italiana approdata dalle cantine al successo del mainstream. Nel bene. E nel male.

Sul palco Pelù e Renzulli riabbracciano un rock solido, scarno, istintuale. "Sarà uno show intenso e compatto - dicono - vogliamo portare nei palazzetti tutta quell'energia che si crea in un club, con il rapporto diretto tra musicisti e pubblico". La formazione? Quella classica dei Litfiba: voce, chitarra, basso, batteria, tastiere. Il bassista Daniele Bagni appartiene alla storia dei Litfiba baciati dal successo, con loro ha suonato dal 1997 al 1999, poi ha seguito Pelù nella sua carriera solista. Alle tastiere c'è una nuova entrata, Federico Sagona, mentre il batterista Pino Fidanza fa parte dell'ultima line-up del gruppo. La scaletta è un vero e proprio best of: Proibito, Resta, Cangaceiro, Paname, Bambino, Il volo, Sparami, Lulù e Marlene, Dio, Spirito, Tex/Ferito, Fata Morgana, Animale di zona, A denti stretti, Cuore di vetro, Gioconda, Ritmo #2, Ci sei solo tu, Maudit, Dimmi il nome, El diablo, Lacio drom, Lo spettacolo. Il tour è a impatto zero: l'energia proviene da fonte rinnovabile.

Tarallucci e vino, sì. Ma non mancano dubbi: perché Pelù e Renzulli non hanno convocato i membri originali della band, ovvero Gianni Maroccolo e Antonio Aiazzi, che si erano detti disponibili ad una reunion per celebrare degnamente i 30 anni della band. E che a vario titolo hanno continuato a collaborare sia con i Litfiba post Pelù (Aiazzi) sia con Pelù solista (Maroccolo)? E non mancano i veleni. Roberto Terzani, al basso dei Litfiba dal 1990 al 1993, sul suo sito web ha scritto parole di fuoco, parafrasando gli hit da solista di Piero: "Io non ci sarò (con tutto il mio entusiasmo). E' incredibile come certa gente possa covare tanto rancore per questioni di cui sanno solo loro. Certa gente non mi dà niente perché è vuota, angosciata e presuntuosa".

PUBBLICATO SU: www.firenze.repobblica.it

sabato 10 aprile 2010

Paradisi italiani


Ci sono varie teorie e leggende sulla nascita e sull'età dell'Isola d'Elba, noi possiamo dire che vari ritrovamenti testimoniano la vita sull'Isola d'Elba già nell'età della pietra.
AETHALIA (fiamma), era il famoso nome con cui l'Elba era conosciuta nel mondo antico: i Greci nel 5° secolo a.c. la chiamarono così per le fiamme che si alzavano dai forni in cui si cuoceva il ferro. Fu proprio l'ampia presenza di questo minerale a caratterizzare gli eventi futuri dell'Elba: tutti cercarono di conquistarla per poter trarne benefici e ricchezze. I primi abitanti dell'isola furono gli Ilvati, un popolo ligure da cui deriva il nome che i Romani dettero in seguito all'Isola: ILVA. Dopo si ha la presenza degli Etruschi che sfruttarono le miniere di ferro sull'Isola, poi quando le scorte di legname furono esaurite, si trasferirono nella vicina Populonia. Di quel periodo purtroppo si sa molto poco, restano di questo laborioso popolo pochissime tracce. Si dice comunque che gli Etruschi declinarono con la disfatta dei Cartaginesi, suoi alleati, nelle acque di Cuma. Nella seconda metà del 480 a.c. i Romani attratti dalle miniere conquistarono l'Isola d'Elba, della loro presenza rimangono varie testimonianze: le più importanti sono la villa delle grotte a Portoferraio e quella di Capo Castello a Cavo che dimostrano il loro amore per le cose belle e lussuose. Gli ultimi anni dell'impero Romano rimangono avvolti nell'oscurità: l'Elba perse comunque la sua importanza economica quando Roma si impossessò di altri ricchi giacimenti minerari. In seguito alla caduta di Roma ci furono le prime invasioni barbariche e giunsero i primi monaci: S. Cerbone, il più conosciuto si instaurò nel sesto secolo nei boschi fra Poggio e Marciana, dove esista ancora il Romitorio. Per quasi tre secoli l'Isola fu soggetta a saccheggi e devastazioni di ogni genere da parte di pirati. Dopo i Longobardi arrivarono all'Elba i Saraceni che in quel periodo infestavano i mari occupando anche alcune isole. Solo le Repubbliche Marinare fecero una sorta di disinfestazione delle acque. Nei primi dell'anno mille la repubblica Pisana fu incaricata dal Papa di difendere l'isola d'Elba dai Saraceni e si instaurò sull'isola. Di quel periodo sono le numerose torri di avvistamento presenti all'Elba. L'Isola faceva però gola anche ai Genovesi che dopo diversi tentativi di invasione riuscirono a sconfiggere i Pisani nella famosa battaglia della Meloria nel 1284. Per molti anni l'Elba fu teatro delle loro battaglie, fino a quando nel 1398 Pisa fu venduta a Galeazzo Visconti e passò alla Signoria degli Appiani, principi di Piombino che rimasero per due secoli. Gli anni che seguirono furono caratterizzati dai continui attacchi barbareschi, il pirata più famoso fu "IL BARBAROSSA" che a capo della flotta turca distrusse i paesi di Grassera nei pressi di Rio e Ferraja (Portoferraio).
Nel 1546 Carlo 5°, Re di Spagna, tolse l'Elba agli Appiani e una parte dell'Isola (il territorio di Portoferraio) fu venduta a Cosimo 1° de'Medici duca di Toscana, il quale nel 1548 iniziò i lavori per le imponenti fortificazioni di Portoferraio e la chiamò Cosmopoli; la città era talmente ben fortificata che non riuscì a saccheggiarla neanche il pirata Saraceno Dragout quando nel 1553 attaccò l'Isola d'Elba. Nel 1577 in seguito al trattato di Londra il resto dell'Isola d'Elba ritornò agli Appiani. Nei secoli seguenti l'Elba a causa della sua strategica posizione geografica fu oggetto e campo di contesa tra le numerose potenze Europee. Nel 1603 Filippo secondo di Spagna si impossessò di Porto Longone (Porto Azzurro) e costruì le due fortezze che vediamo oggi: Forte Focardo e Forte S. Giacomo. L'Isola d'Elba era quindi divisa tra gli Spagnoli, gli Appiani e il Granducato di Toscana. Gli abitanti dell'Isola d'Elba subirono le vicende delle continue lotte tra i conquistatori fino a quando nel 1802 Portoferraio venne liberata dagli Inglesi e tutta l'Isola d'Elba annessa alla Francia. Con i Francesi l'economia Elbana rifiorì, furono costruite strade e si incrementarono i traffici marittimi. Con il trattato di Fontainebleau l'Elba insieme al Principato di Piombino era stata assegnata a Napoleone che lo ospitò dal 3 Maggio 1814 al 26 febbraio 1815. Al congresso di Vienna l'Elba venne riammessa al Granducato di Toscana, poi fu unita nel 1860 al Regno d'Italia. Fino alla fine del secolo conobbe anni di grande miseria, ma con la costruzione dei moderni stabilimenti siderurgici l'Isola d'Elba ebbe un notevole sviluppo economico e demografico fino alla seconda guerra mondiale quando l'Elba fu bombardata e occupata dai Tedeschi nel 1943. In quel periodo gli Elbani conobbero le violenze, la fame e la degradazione che la guerra comporta. Le principali attività di sostentamento dell'isola erano state distrutte e alla popolazione non restò che emigrare, movimento che cessò nei primi anni 50 quando l'Elba fu scoperta dal turismo. Inizia così il periodo di valorizzazione e rifacimento dell'Isola d'Elba che diventerà dopo molte vicissitudini una delle mete più ambite dai turisti.

giovedì 8 aprile 2010

La Torre Pendente

La torre di Pisa costituisce uno dei monumenti italiani più affascinanti e noti in tutto il mondo, ammirata per la notevole eleganza della sua struttura architettonica, oltre che per la straordinaria pendenza.
Fondata nel 1173 con funzione di campanile annesso al Duomo (iniziato nel 1064 dall'architetto Buscheto) e al Battistero (iniziato nel 1152 dall'architetto Deotisalvi) nella "Piazza dei Miracoli", la "torre pendente" viene generalmente ritenuta opera di Bonanno.
Nel corso di alcuni scavi condotti nel XIX sec. alla base del campanile, infatti, è stata ritrovata un'urna con questo nome, che si è ritenuto fosse allusivo al costruttore della torre.
Gli studiosi hanno proposto di identificare il Bonanno di cui si fa cenno nell'urna con il celebre ed omonimo scultore pisano autore delle porte bronzee del Duomo di Pisa (di cui quella di facciata, del 1179, è andata perduta, mentre l'altra, la cosiddetta "Porta di S. Ranieri", è ancora conservata e visibile all'esterno del transetto meridionale) e della porta della Cattedrale di Monreale (datata 1185).
Dopo appena 12 anni (1185), tuttavia, si verificano i primi segni di cedimento del terreno, che causano l'inclinazione della torre e provocano l'interruzione dei lavori alla metà del terzo piano.
La costruzione viene ripresa solo nel 1275 da Giovanni di Simone e portata a termine nella seconda metà del XIV secolo.
Insieme al Battistero, la torre campanaria costituisce uno dei primi monumenti in cui viene assimilata e riproposta, a distanza di pochi anni, la grande novità del linguaggio architettonico espresso nel vicino Duomo.
A pianta circolare, essa ripropone il tema delle loggette aperte ad archi su colonne, che costituirà uno dei motivi di maggior fortuna del Romanico pisano. Nel primo ordine alla base è il motivo, ugualmente ripreso dal Duomo, delle arcate cieche su semicolonne che inquadrano losanghe. In alto termina con la cella campanaria cilindrica di diametro inferiore rispetto al corpo centrale della torre.
Sopra alla porta d'ingresso era collocata una scultura raffigurante la Madonna con il Bambino, attribuita ad Andrea Guardi e ora conservata al Museo dell'Opera del Duomo. Negli ultimi anni la torre di Pisa è stata oggetto di interventi di stabilizzazione che hanno permesso di ridurne la pendenza: d'altra parte il cedimento del terreno è un fenomeno che interessa anche altri monumenti pisani, quali ad esempio i campanili delle chiese di S. Michele degli Scalzi e di S. Nicola.

Acquario di Genova

L'Acquario di Genova è stato inaugurato il 15 ottobre 1992 e nasce da un compromesso tra due concezioni architettoniche profondamente diverse: quella dell'architetto genovese Renzo Piano (l'esterno) e quella dell'architetto americano di origine russa Chermayeff (l'interno).
L'Acquario è una struttura lunga più di 250 metri disposta su quattro piani, due dei quali sono sotto il livello del mare fino ad una profondità di 7 metri. Nell'estate 1998 è stato ulteriormente ampliato integrando la "Grande Nave Blu", che ha portato l'intera superficie espositiva ad oltre 10 mila metri quadri.
All'ingresso, nella sala d'accoglienza, si può ammirare la "Vasca del molo antico": lunga 15 metri ed alta 2, è una fedele ricostruzione di una banchina del Porto Antico genovese risalente al XV secolo, dove nuotano le specie più tipiche degli ambienti costieri liguri.
All'interno si evidenziano particolarmente quattro grandi vasche, visibili da entrambi i piani espositivi: quella delle foche, della barriera corallina, quella degli squali e dei delfini. Quest'ultima è a cielo aperto per permettere agli animali di salire in superficie, respirare e saltare a piacimento

venerdì 2 aprile 2010

Nasce la sigaretta senza fumo

Napoli, addio alle aree no smoking
Si chiama Nic Stic ed è la prima sigaretta senza fumo. Presentata a Napoli la nuova bionda è rivoluzionaria: non puzza, si può usare negli ambienti pubblici e persino sull'aereo. A vedersi sembra una sigaretta, si inala normalmente ma non c'è combustione, quindi niente fumo. Inoltre non contiene tabacco, non produce cenere e dentro c'è solo una quantità di nicotina pari a 0,9 mg come previsto dalla legge.


La sigaretta è composta da un dispositivo portatile grande quanto un pacchetto di caramelle dentro il quale è sistemata una batteria. Sul dispositivo si inserisce lo 'stic', ovvero un tubicino bianco che nel suo interno ha una spirale di riscaldamento. Ad esso viene applicato un filtro, simile a quello delle sigarette normali che contiene una dose di nicotina e aromi. Una volta riscaldata la sigaretta è pronta per essere aspirata senza provocare fumo e fastidio.

Nell'inalazione l'unica sostanza presente è la nicotina. "Nelle sigarette normali - spiega la presidentessa della Nic Stic, Lisa Ferrari - vi sono sostanze come catrame e monossido di carbonio mischiate alla nicotina e al tabacco. Con la nostra sigaretta il fumatore inala solo nicotina che è presente nel filtro. Quindi meno danni alla salute e soprattutto si può fumare in tutti i posti dove ora è vietato". Il dispositivo portatile dunque agisce solo sulla dipendenza da nicotina senza che il fumatore inali anche le sostanze nocive contenute nelle amate bionde.

"Chi l'ha provata - aggiunge Ferrari - ha provato la stessa soddisfazione della normale sigaretta". Entro un mese il prodotto sarà in vendita nei bar e in tabaccheria. Il dispositivo di riscaldamento sarà venduto a 29 euro con una garanzia di due anni, mentre i filtri si venderanno in pacchetti simili alle sigarette, 20 filtri per 4 euro. "Questo prodotto non è un farmaco - spiega Ferrari - ma di certo aiuta a smettere di fumare perché oltre al fattore psicologico di continuare a tenere in mano una sigaretta il fumatore non rinuncia alla nicotina che poi è il vero motore della dipendenza dal fumo. Con questo prodotto però non inalano le sostanze contenute nelle normali sigarette che rappresentano il vero problema per la salute".

Fonte: TGCOM

La fauna del Parco del Gargano

E’ improbabile ritrovare lungo le sponde del Mediterraneo un altro luogo come il Parco Nazionale del Gargano capace di racchiudere in così poca estensione tanta biodiversità, siamo di fronte ad un piccolo microsmo, una vera isola biologica.

In questo angolo di Adriatico è possibile compiere nel breve spazio di un giorno un excursus totale capace di comprendere l’intera natura del Mediterraneo incontrando su pochi chilometri gli habitat più diversi:dalle aride steppe pedegarganiche alle fitte ed estesissime foreste, dalla macchia mediterranea alle candide scogliere calcaree, dalle dune di Lesina e Varano alle meravigliose Isole Tremiti, dalle pinete di Pini D’Aleppo agli acquitrini ed ai fitti canneti delle Paludi di Frattorolo e dell'Oasi lago Salso, dai boschi rigogliosi della Foresta Umbra alla limpidezza del mare.

A questa diversità di paesaggi e di flora corrisponde, in maniera forse maggiore, una diversità di fauna. Sul territorio del Parco nidificano ben 170 specie di uccelli su 237 nidificanti in tutta Italia.
Nelle foreste dell’interno vivono ben 5 specie di picchi: verde, rosso maggiore, minore, mezzano e dorso bianco.

Tra i rapaci nidificanti ricordiamo: la poiana, il gheppio, lo sparviero, il falco pellegrino, il lanario, il falco di palude, l’albanella minore, oltre al biancone che caccia rettili nelle zone assolate. Inoltre si segnala la presenza di alcuni falchi pescatori e rare aquile anatraie minori, durante il periodo migratorio. Tra i rapaci notturni sono presenti: il gufo reale, il gufo comune, il barbagianni, l’allocco e l’assiolo.

Nello stesso habitat ritroviamo varie specie di fringillidi, diverse specie di cincie tordi, il merlo, cesena, e colombacci. Segnaliamo inoltre numerose colonie di corvidi: cornacchie grigie, ghiandaie, taccole e alcune coppie di corvi imperiali.

Nelle zone umide a Nord ed a Sud nidificano circa 46 delle oltre 60 specie legate all’ambiente acquatico, nidificanti in Italia. Tra le altre ricordiamo l’airone rosso e cinerino, la garzetta, il tarabuso, il basettino, sgarza ciuffetto e la nitticora, il germano reale, l’alzavola, la marzaiola, la moretta tabaccata, il mestolone, il corriere piccolo, il fratino, il cavaliere d’Italia, la gallinella d’acqua, la folaga, lo svasso maggiore ecc.

La consistenza di queste specie aumenta considerevolmente durante i passi arrivando a raggiungere consistenze numeriche varianti dalle 15000 alle 30000 unità arricchendosi di specie come le oche selvatiche, granaiole, lombardelle,i cigni, i fenicotteri, i mignattai, le avocette, le volpoche, canapiglie e morette, i cormorani, varie specie di gabbiani e di mignattini, gruccioni e ghiandaie marine, ecc.

Nei canneti, oltre ai cannereccioni, cannaiole pendolini, durante l’autunno si segnala la presenza di una numerosissima colonia di storni.
Negli acquitrini della zona di Frattarolo durante i passi autunnali e primaverili è possibile ammirare combattenti, pittime reale, pettegole pantane, piovanelli e piro piro di diverse specie, pernici di mare, pavoncelle, pivieri, chiurli, beccaccini, frullini, ecc.
Tra le iniziative importanti è da ricordare la reintroduzione del gobbo rugginoso sotto l’egidia della L.I.P.U.finanziato dall'Ente Parco.

Nei pascoli steppici della fascia pedegarganica tra innumerevoli difficoltà, sopravvivono all’estinzione l’occhione e la gallina prataiola e volteggiano in numero consistente allodole, calandre, cappellacce e succiacapre.
Negli oliveti, oltre a numerosi passeriformi sono presenti in primavera numerose tortore e rigogoli.

I campi di grano, le stoppie e coltivi sono frequentati da quaglie.
Nei pascoli e nelle steppe pedegarganiche è possibile ascoltare il canto dello strillozzo.

Lungo le coste e nelle parti antiche dei paesi del gargano i cieli sono solcati dai voli di rondoni, rare rondini rossicce, balestrucci, topini, rondone pallido e rondini alpini.
Nelle numerose grotte vivono colonie di pipistrelli delle specie nottola, ferro di cavallo ecc.

Tra i mammiferi è da ricordare la presenza del capriolo italico, una sottospecie endemica ed esclusiva del Parco, inoltre sono presenti il cinghiale, il daino, la donnola, la faina, il gatto selvatico, magnifico felino predatore che vive nel folto della boscaglia della Foresta Umbra, la lepre, il riccio, la talpa, il tasso, la volpe, il ghiro, il moscardino, diverse specie di topi ed arvicole. E'estinta la foca monaca, sicuramente presente in alcune grotte delle isole Tremiti fino ad alcuni decenni fa.

Tra i rettili e gli anfibi, presenti in numero cospicuo, anche per l’abbandono delle zone rurali, ricoprono aspetti peculiari la tartaruga terrestre e palustre, l’orbettino, il colubro di Esculapio e il colubro liscio, la luscegnola, il geco verrucoso, la vipera comune, il cervone, la natrice dal collare, il ramarro, la lucertola campestre, ecc.
Gli anfibi sono presenti con la raganella, la rana verde e dalmatina, il rospo comune e smeraldino e il tritone italico e crestato. Questi animali occupano le zone acquitrinose, i canali, le sponde delle lagune ed i cutini in varie zone boscose del Parco.

Fonte: www.parcogargano.it

martedì 30 marzo 2010

Attentato in Russia

Roma, 30 mar. (Apcom-Nuova Europa) - Gli investigatori che indagano sul doppio attentato kamikaze di ieri nella metropolitana di Mosca ritengono che le due attentatrici suicide siano arrivate la mattina stessa nella capitale russa con un autobus dal Caucaso del Nord. Lo hanno riferito all'agenzia di stampa Interfax, fonti investigative.
"Le donne hanno viaggiato su un autobus privato che regolarmente trasporta venditori dal Caucaso del Nord al mercato Luzhniki di Mosca", ha detto la fonte. "L'autista del bus - ha continuato - ha identificato le attentatrici dalle foto. Ha detto che le giovani donne sono arrivate a Mosca nella prima mattinata del 29 marzo. Erano accompagnate da un uomo alto 1 metro e 80, un metro e 85, dall'aspetto tipico del Caucaso, che indossava una giacchetta blu con inserti bianchi". Le donne e l'uomo, secondo la fonte, avevano come bagaglio tre borse.

Tanti auguri

Mina, la diva della canzone italiana compie oggi 70 anni. Manca dalle scene dal 1978 eppure continua ad essere la voce italiana piu' amata. Auguri le stanno giungendo da tutto il mondo. Dalla tv alla musica, dai siti alle radio, e' tutto un omaggio alla Tigre di Cremona. E pare che Jennifer Lopez voglia inserire nel suo prossimo cd una cover del brano 'Carne viva', scritta da Cristiano Malgioglio per l'album 'Mina Facile', uscito in ottobre

venerdì 26 marzo 2010

Crisi Juve

Come contro il Siena e il Fulham, i bianconeri partono bene e segnano subito. Prima azione e la Juve va in rete: punizione battuta dalla destra, Del Piero corregge verso la parte opposta dell'area dove arriva Chiellini che segna di testa. Il Napoli si deve riorganizzare ma per tutto il primo tempo la Juve non soffre troppo e sembra in grado di controllare il match. Zaccheroni ha recuperato Manninger in porta ma perde Trezeguet (il francese è in panchina, in campo un Amauri del tutto evanescente). E rinuncia a Diego per un centrocampo di incontristi, con Pulsen e Marchisio al centro. Il danese però esce subito per una botta e viene sostituito da Candreva. Nella ripresa il Napoli cambia ritmo e la Juve precipita nel buio. Hamsik sbaglia un rigore al 2' minuto, ma si fa perdonare tre minuti dopo insaccando di testa un cross di Quagliarella. Non si può perdonare invece la difesa della Juve:n Grosso si fa sfilare alle spalle l'avversario, che segna indisturbato. I bianconeri sono in balìa del Napoli: Zaccheroni toglie Del Piero e mette Grygera, per cercare di tamponare le incursioni sulla fascia sinistra. Ma è inutile cercare mosse tattiche se un cross assolutamente innocuo passa tra Manninger in uscita e Zebina, così che Quagliarella può allungare la gamba e toccare la palla in rete per il 2-1 (27'). Zaccheroni prova l'ultimo cambio: Diego per Camoranesi. Ma la Juve non c'è, forse quest'anno non c'è mai stata e non può certo ritrovarsi ora. E infatti regala anche il terzo gol al Napoli in modo difficile da vedere anche fra i dilettanti: quattro giocatori della difesa riescono a lasciarsi alle spalle Lavezzi smarcato in area mentre guardano il cross che arriva dalla sinistra e che consente all'argentino, completamente solo, di battere Manniger come se tirasse un rigore. Il Napoli vince sui resti di una squadra che non c'è più, aggancia a quota 45 i bianconeri che ormai hanno finito la propria stagione. La Juve scivola sempre più lontana dall'ultimo obbiettivo rimasto, quello di conquistare un posto in Champions. E non può certo pensare di risalire giocando così. Quella di Napoli è l'undicesima sconfitta in campionato, un peso che i tifosi della Juve non ricordano di avere mai portato da molti anni.

Tratto da: il Corriere della sera

mercoledì 17 marzo 2010

DIMAGRIRE MANGIANDO

Tutti noi sogniamo di perdere peso e dimagrire senza fare grossi sforzi.

Per questo motivo alcuni si sottopongono a diete molto restrittive in termini calorici, per perdere il grasso in eccesso e riacquistare una forma desiderata, riducendo di molto le calorie e quindi mangiando molto poco.

Niente di più sbagliato!

Una dieta a base di pochissime calorie ci farà perdere peso in maniera veloce, ma allo stesso tempo perderemo anche la muscolatura corporea che oltre ad essere difficile da recuperare, brucia molte calorie permettendoci cos' di mangiare di più.

Se volete fare una dieta equilibrata ed in pratica imparare a magiare, dovete fare rinunce, ma solo dal punto di vista qualitativo e non tanto da quello delle quantità che mangiate (anche se ovviamente anche il peso del cibo che ingeriamo con la dieta è molto importante.


ll nostro organismo se viene sottoposto ad un regime ipocalorico comincerà a bruciare i nostri muscoli per la produzione di calorie. Inoltre, assumere poche calorie e mangiare poco può avere effetti dannosi per la nostra salute.

Come fare allora per dimagrire e mangiare allo stesso tempo?

Bisogna seguire delle regole fondamentali, che seguono un poco la struttura del nostro organismo e quello della nostra vita. Innanzi tutto dovremmo cercare di mangiare solo saltuariamente i cibi che contengono molte calorie, preferendo quindi quelli che ne hanno invece poche. Togliete quasi del tutto dalla vostra alimentazione i cibi molto conditi, i grassi ed i dolci, le bevande dolci, lo zucchero semplice, l'alcol, e tutto ciò che è confezionato ed ha parecchi conservanti. Prediligete invece i cibi semplici, integrali, il latte scremato, lo yogurt, i formaggi secchi, il riso, la frutta, le verdure e tutto ciò che non fà male e che contiene le giuste calorie.

Mangiando alimenti poco calorici, non avrete bisogno di mangiare molto poco. Per esempio la verdura può essere mangiata in grande quantità poichè in pratica è formata di acqua e fibre. alla sera poi evitate di mangiare qualsiasi tipo di carboidrato poichè essi forniscono calorie (medie),ma alla sera difficilmente le consumeremo. Abbondate con verdura e pesce o carne. A pranzo, come carboidrati, cercate di mangiare spesso il riso o la pasta, poco condita, con delle verdure o ortaggi a piacimento. In tal modo abbasserete il potere dei carboidrati di essere assimilati velocemente e non tenderete a trasformarli in grasso corporeo. Insomma, seguendo qualche piccolo accorgimento, potrete seguire una dieta dimagrante, mangiando normalmente e facendo poche rinunce che col tempo non saranno più tali poichè vi vedrete più sani e più belli. Infine, bevete molta acqua naturale.

Ricordatevi questa cosa: dieta vuol dire stile di alimentazione e non "mangiare poco", come purtroppo in molti sbagliano ad interpretare. Dieta vuol dire essere controllati nell'alimentazione e seguire uno schema, che sia più o meno corretto.

Il consiglio che vi posso dare è questo: se volete perdere peso, fatelo con coscienza e sappiate che è un processo che prende tempo: nel tempo il nostro organismo si trasformerà e si adatterà al nuovo stile alimentare senza imprevisti improvvisi. Così facendo potremmo mangiare e allo stesso tempo stare a "dieta".

martedì 23 febbraio 2010

LO SPERONE D'ITALIA

Conosciuto più come luogo di villeggiatura o, per chi crede, come luogo della predicazione di Padre Pio che come parco naturale, il Gargano porta con sé nell'immaginario di milioni di italiani nomi evocativi, di solleone, case bianche e atmosfere vacanziere, come Peschici, Vieste, la Foresta Umbra, le isole Tremiti, zone tra le più caratteristiche del nostro Paese. Zone dove ci si cuoce nel sole e ci si tuffa in uno dei mari più belli e limpidi d'Italia (benché, secondo le recenti stime di Legambiente, non eccellano nella classifica dei più puliti). Questa parte della Puglia è anche una delle più ricche di habitat differenti e biodiversità. Il motivo risale alla conformazione morfologica dello "sperone d'Italia" e alla sua storia.

Quando, tra le lagune e la terra ferma, cominciarono ad emergere gli Appennini - e stiamo parlando di centinaia di milioni di anni fa - il Gargano non c'era ancora, o meglio era solo un'isola, separata dal continente. Solo più tardi il promontorio si sarebbe congiunto alla terra ferma formando l'inconfondibile "sperone", ma l'origine "isolana" della zona ha comunque segnato l'evoluzione ambientale dell'area, con il suo cuore verde, ma pure con un mosaico di laghi costieri, una collana di isole dirimpetto e un deserto di pietra alle spalle che solo in condizioni isolate avrebbero potuto formarsi. Si tratta di un habitat ricco e vario, come è difficile incontrare in Italia. L'autentico puzzle di ambienti concentrati in un territorio così ristretto fanno del Gargano più un'isola che un monte, che peraltro raggiunge solo i 1.065 metri col monte Calvo.

I PAESAGGI DEL GARGANO
Il Gargano è un promontorio ammantato da foreste costiere di pini e lecci e da coltivazioni di mandorli, aranci e ulivi. La costa bassa e sabbiosa nel tratto settentrionale diventa via via scoscesa con alte falesie calcaree che si aprono in calette di sabbia finissima, molto frequentate nei mesi estivi. L'interno è in gran parte coperto dalla vegetazione della Foresta Umbra che fascia il promontorio con faggi e pini, costituendo il cuore del Parco Nazionale del Gargano. In questa vegetazione rigogliosa, forse la più ricca dell'Italia meridionale, si inseriscono i paesi che, specie all'interno, hanno conservato la loro struttura antica, con vicoli tortuosi e case bianche: Vieste, San Menaio, Peschici, Mattinata.

Un bel Bicchiere di vino a pasto è una delizia

Il vino è una bevanda alcolica fermentata, ottenuta esclusivamente dalla fermentazione (totale o parziale) del frutto della vite, l'uva (sia essa pigiata o meno), o del mosto.

Il vino si può ottenere da uve appartenenti alla specie Vitis vinifera o provenienti da un incrocio tra questa specie e altre specie del genere Vitis, come ad esempio la Vitis labrusca, la Vitis rupestris, ecc.; in Italia per la produzione di vino possono essere usate solo uve appartenenti alla specie Vitis vinifera.

La terminologia relativa al vino utilizza molti vocaboli in lingua francese; per alcuni di essi esistono i corrispondenti termini in italiano, mentre per altri è possibile usare solo i termini francesi.

Con tale bevanda si può dar vita anche ad un nobile distillato, che se invecchiato per almeno 12 mesi in legno, prende il nome di Brandy.


Il termine "vino" ha origine dal verbo sanscrito vena ("amare"), da cui deriva anche il nome latino Venus della dea Venere[1]. Lo stesso termine sanscrito deriva da una radice proto indoeuropea *win-o- (cf. l'ittita: wiyana ,il licio: Oino, l'antico greco οῖνος - oînos, il greco eolico ϝοίνος - woinos). Dal termine latino vinum, anche attraverso la rielaborazione delle lingue celte, ebbero luogo molte delle denominazioni nelle altre lingue.

Nel Valdarno Superiore, intorno a Montevarchi (AR), sono stati ritrovati in depositi di lignite, reperti fossili di tralci di vite (Vitis Vinifera) risalenti a 2 milioni di anni fa. Diversi ritrovamenti archeologici dimostrano che la Vitis vinifera cresceva spontanea già 300.000 anni fa. Studi recenti tendono ad associare i primi degustatori di tale bevanda già al neolitico; si pensa che la scoperta fu casuale e dovuta a fermentazione naturale avvenuta in contenitori dove gli uomini riponevano l'uva. Le più antiche tracce di coltivazione della vite sono state rinvenute sulle rive del Mar Caspio e nella Turchia orientale.

Un calice di vino racconta millenni di storia umana. Gli studiosi che nel corso del XX secolo hanno cercato di scoprire quanto la terra nasconde alla vista degli uomini si sono imbattuti casualmente nella più antica giara di vino mai rinvenuta. Nel 1996, infatti, una missione archeologica americana, proveniente dall'Università della Pennsylvania e diretta da Mary Voigt, ha scoperto nel villaggio neolitico di Hajji Firuz Tepe, nella parte settentrionale dell'Iran, una giara di terracotta, della capacità di 9 litri, contenente una sostanza secca proveniente da grappoli d'uva. La notizia, riferita da Corriere Scienza del 15 ottobre 2002, aggiunge che i reperti rinvenuti risalgono al 5100 a.C., quindi a 7000 anni fa, ma gli specialisti affermano che il vino è stato prodotto per la prima volta, forse casualmente, tra 9 e 10000 anni fa nella zona del Caucaso. Sembra infatti che il primo vino sia stato prodotto del tutto per caso (come è avvenuto per il pane lievitato) per la fermentazione accidentale di uva dimenticata in un recipiente.

È comunque accertato che la produzione su larga scala di vino è iniziata poco dopo il 3000 a.C., quindi circa 5000 anni fa.

I primi documenti riguardanti la coltivazione della vite risalgono al 1700 a.C., ma è solo con la civiltà egizia che si ha lo sviluppo delle coltivazioni e di conseguenza la produzione del vino.

La Bibbia (Genesi 9,20-27) attribuisce la scoperta del processo di lavorazione del vino a Noè: successivamente al Diluvio Universale, avrebbe piantato una vigna con il cui frutto fece del vino che bevve fino ad ubriacarsi. Gesù Cristo ha scelto il vino come specie sotto cui, nel sacramento dell'Eucarestia, si cela il Suo sangue "per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per molti in remissione dei peccati".

L'impero romano dà un ulteriore impulso alla produzione del vino, che passa dall'essere un prodotto elitario a divenire una bevanda di uso quotidiano. In questo periodo le colture della vite si diffondono su gran parte del territorio, e con l'aumentare della produzione crescono anche i consumi.

Ad ogni modo il vino prodotto a quei tempi era molto differente dalla bevanda che conosciamo oggi.

A causa delle tecniche di conservazione (soprattutto la bollitura), il vino risultava essere una sostanza sciropposa, molto dolce e molto alcolica. Era quindi necessario allungarlo con acqua e aggiungere miele e spezie per ottenere un sapore più gradevole.

Con il crollo dell'Impero Romano la viticoltura entra in una crisi dalla quale uscirà solo nel medioevo, grazie soprattutto all'impulso dato dai monaci benedettini e cistercensi. Nella stessa Regola, Benedetto afferma:

« Ben si legge che il vino ai monaci assolutamente non conviene; pure perché ai nostri tempi è difficile che i monaci ne siano persuasi, anche a ciò consentiamo, in modo però che non si beva fino alla sazietà. »


Gian Battista Vico intravvide nella concezione medioevale del vino come genere di prima necessità un carattere della barbarie di quest'epoca.[2]

Proprio nel corso del medioevo nasceranno tutte quelle tecniche di coltivazione e produzione che arriveranno praticamente immutate fino al XVIII secolo, quando ormai la produzione ha carattere "moderno". Ciò grazie alla stabilizzazione della qualità e del gusto dei vini, nonché all'introduzione delle bottiglie di vetro e dei tappi di sughero.

Nel XIX secolo l'oidio e la fillossera, malattie della vite provenienti dall'America, distruggono enormi quantità di vigneti. I coltivatori sono costretti a innestare i vitigni sopravvissuti sopra viti di origine americana (Vitis labrusca), resistenti a questi parassiti, e ad utilizzare regolarmente prodotti fitosanitari come lo zolfo.

Nel novecento invece si ha, inizialmente da parte della Francia, l'introduzione di normative che vanno a regolamentare la produzione (origine controllata, definizione dei territori di produzione, ecc.) che porteranno a un incremento qualitativo nella produzione del vino a scapito della quantità.

I vini possono essere classificati sia in funzione del vitigno (varietà di vite utilizzata per la produzione) che in funzione della zona di produzione.
I vitigni più famosi e diffusi nel mondo (i cosiddetti "Vitigni internazionali" o "Alloctoni") sono fra i rossi il Cabernet-Sauvignon, il Cabernet franc, il Merlot, il Pinot noir, lo Zinfandel e il Syrah; tra i bianchi il Sauvignon, lo Chardonnay, il Muscat ed il Riesling.
Le zone di produzione più famose nel mondo sono, oltre alle diverse regioni dell'Italia, in Libano, la provincia di Bordeaux, la Borgogna, la Champagne e l'Alsazia in Francia, Ribera del Duero, La Rioja e Toro in Spagna e la Napa Valley in California.

giovedì 18 febbraio 2010

Arbitro...Purgati!!!

Gli errori clamorosi della terna arbitrale nel match di Monaco scatenano l'ira del patron viola: «Non potevamo fare nulla contro la dabbenaggine dell'assistente. L'arbitro? Quando uno non è più in grado di fare un lavoro dovrebbe smettere». Prandelli ironico: «Non abbiamo raddoppiato sul guardalinee»

MONACO, 17 ottobre - No, non si può lasciar passare in silenzio uno scandalo del genere. Perché l'incapacità della terna arbitrale di Bayern-Fiorentina è stata sotto gli occhi di tutti. E ovviamente anche di quelli del Patron viola Diego Della Valle, che non usa mezzi termini: «Volevamo vedere una grande Fiorentina, l'abbiamo vista giocare senza timori di sorta. Non ci ha fatto piacere quella dabbenaggine del guardalinee, veramente uno scandalo, ma pensiamo alla grande partita disputata su un campo difficilissimo in Europa, al grande comportamento dei nostri tifosi. Aspetteremo questi signori a casa nostra, qualcuno di questi ha detto che ci avrebbero battuto 6-0 (Robben, alla vigilia del match, alla Bild NdR), speriamo di restituirgli il favore. Abbiamo fatto una grande prestazione, tutto questo non si può rovinare per qualcuno che non è in grado di fare il suo lavoro».

OVREBO CAMBI MESTIERE - Ma nel finale delle dichiarazioni rese a Sky Sport 24 arriva anche la stoccata all'arbitro norvegese, ovvero il malcelato invito a cambiare mestiere: «Se uno non è bravo a fare un lavoro smette. Magari anche qualche amico gli consiglia di smettere. Penso che possa valere anche per gli arbitri. Qualcuno potrebbe suggerirglielo».

PRANDELLI LUCIDO E IRONICO - Più pacato il tecnico della Fiorentina, sempre a Sky, che preferisce pensare già al match di ritorno: «Stasera da parte dell'arbitro ci sono state decisioni sbagliatissime ma non dobbiamo tornare a Firenze pensando che sia tutto compromesso se noi torniamo con questa voglia possiamo passare il turno. Abbiamo fatto una grande partita, una grande prestazione: siamo stati ordinati, attenti, abbiamo fatto delle manovre interessanti. Gila deve trovare la posizione nella fase di non possesso palla, stasera ha fatto bene. Al ritorno dobbiamo pensare di ripetere questa partita, essere accorti e avere pazienza. L'arrabbiatura? C'è, ma se la prestazione è stata importante la parte emozionale deve essere limitata». Prandelli alla Rai poi si lascia andare ad una battuta per stemperare la rabbia: «Abbiamo fatto tutto bene sul rettangolo di gioco - confessa di aver detto ai ragazzi dopo la fine della gara - Non siamo però riusciti a raddoppiare sul guardalinee».

mercoledì 17 febbraio 2010

Festival di Sanremo 2010

Aveva promesso un festival 'semplice', come lei Antonella Clerici. E, per quanto concerne la prima serata, la promessa l'ha mantenuta o quasi. Terminati i primi 20 minuti di 'passaggio del testimone' da Paolo Bonolis e Luca Laurenti - sempre in bilico tra lo spiritoso e il pecoreccio - Antonellina di rosso vestita ("Rosso polmone" "No, piuttosto rosso angioma") ha dato il via alla 60a edizione della kermesse. "Sessantesima edizione, nel 2010. Cifre tonde, come me" ironizza la conduttrice. Ed effettivamente il 'tondo' è la cifra stilistica di questo Festival, o almeno della sua serata inaugurale: tondi sono numerosi elementi della scenografia vagamente spaziale, tondo è il pallone che compare sul palco a simboleggiare la presenza di Antonio Cassano e innegabilmente tonde (o "rotondette", come si diceva fino a qualche tempo fa) sono Maria Nazionale (partener vocale di Nino D'Angelo), il fenomeno pop scozzese Susan Boyle e la sensuale Dita Von Teese che a tarda sera ha sicuramente risvegliato più di qualche sonnecchiante telespettatore con uno spogliarello quasi integrale (è rimasta in perizoma e copricapezzoli), con tanto di tuffo in una gigante coppa di Champagne.


Le canzoni - il cui livello medio è parso abbastanza buono - sono filate via una dopo l'altra, con un discreto ritmo. Nel momento in cui la scaletta avrebbe previsto l'esibizione di Morgan, Antonella ha voluto rivolgergli un pensiero: rammarico per la sua assenza a causa dei ben noti motivi; lettura di qualche verso della sua canzone e un augurio ("Morgan, spero che tu e tutti quelli come te si possano ritrovare"). Rapida, tutto sommato garbata e senza eccessi di retorica e moralismi.


Circa 20 minuti dopo la fine della gara ecco i risultati della giuria demoscopica: non passano la prima serata (ma con possibilità di ripescaggio) Pupo con Emanuele Filiberto e Luca Canonici - peraltro accolti da fischi ancor prima di eseguire la canzone, decisamente raccapricciante - Toto Cutugno che almeno quest'anno non correrà il pericolo di arrivare secondo e Nino D'angelo, per la verità ingiustamente penalizzato.
Gli applausi più fragorosi sono stati per Marco Mengoni, a riprova che i pronostici della vigilia che lo vogliono tra i favoriti non sono sbagliati.

sabato 13 febbraio 2010

Valentino primavera-estate 2010

C’è contraddizione e una cesura rispetto alla continuità di tessuti impalpabili, profusione di pizzi e modelli romantici delle precedenti collezioni disegnate per Valentino da Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli.

Qui appare per la prima volta un guizzo di creatività diversa, che continua a rendere omaggio ma fa i conti con la cibernetica, scendendo a compromessi con i tessuti tradizionali ma interpretando forme provenienti da stimoli di tutt’altra natura – non escluso il film evento Avatar.

Ci sono chiffon e georgette ma declinati in colori inediti sulle passerelle di Valentino, per quanto più accettabili in Haute Couture, più aperta alla sperimentazione creativa: il giallo, soprattutto, ma anche il blu e il fucsia.

Non manca il rosso, ma in un’interpretazione assai diversa. Quasi si potrebbe azzardare un paragone con certi stilemi á la Rodarte. La fluidità si ritrova però negli abiti lunghi che rinunciano alle sincopi dei modelli corti e alle fasciature dei pantaloni e si allineano più volentieri alla tradizione.

venerdì 12 febbraio 2010

Tendenza moda primavera estate 2010 primeggia la sensuale Donatella Versace

Con l’arrivo dell’estate primeggia la voglia di uscire all’aria aperta e godersi il clima mite. Nelle più importanti passerelle moda fashion questa sensazione già si respira.
A far esaltare la donna nel suo massimo splendore e in tutta la sua sensualità ci ha pensato un’icona della moda, Donatella Versace. Nella sua nuova collezione si respira aria di rinascita super sexy.
Silhouette affilate e aderenti per risaltare le forme candide, fregi barocchi per esprimere il fascino delle donne riportato ai tempi delle Dame e cromie candy, tutto questo nel nuovo look della Medusa.
Sempre piu sexy l’immagine femminile nelle sfilate di Donatella Versace, tanto da far apparire la donna come una Dea delle divinità dell’Olimpo, stile energetico e ipervisivo. Questo rilancio fa facilmente tornare alla mente gli anni 80 del dominio delle signore che vestivano Armani e Versace.
Ampio spazio dedicato ai colori accesi per le sirenette vestite in mini stardust, con abiti da sera da farle apparire delle Divinità e con muse filiformi con plastica trasparente avvolte da ritocchi stile barocco.
Fantasie psichedeliche a creare un gioco ottico con fregi barocchi a donare quel giusto mix tra eleganza e stile estroverso. Ad apparire arrivano i colori candy e gli acuti fluo. Il fascino femminile espresso in tutte le sue forme lo si vede in abiti mini con silhouette affilate, giacchine corte e pantaloni smilzi. L’immagine moderna arriva con un tocco pop, che ci ricorda l’esuberante cantante Madonna, dalle coreografie metalliche e superficie con plastiche colorate, il tutto corredato con sandali e stivaletti dal tacco stellare.
Anche in questa nuova collezione, Donatella Versace, ha saputo creare un guardaroba dinamico e capace di far apparire la donna unica nel suo genere.

lunedì 8 febbraio 2010

Chelsea stellare

Nel big match della 25ª giornata di Premier League, il derby di Stamford Bridge sorride ai Blues: finisce 2-0 con una doppietta dell'attaccante ivoriano nel primo tempo. Gunners a -9 dalla squadra di Ancelotti, che torna in vetta a +2 sul Manchester Utd

Il Chelsea è uno squadrone solido, potente e compatto: quando incontra i giovanotti dell'Arsenal, tanto belli quanto leggeri, ne fa immancabilmente un sol boccone. A Stamford Bridge, nel big match della 25ª giornata di Premier League, una doppietta di Drogba permette alla corazzata di Ancelotti di vincere il derby: un 2-0 che fa sprofondare i Gunners a -9 dai rivali cittadini e che permette al Chelsea di tornare in testa alla classifica, con 2 punti di vantaggio sul Manchester Utd.

terry convincente — Per dare testimonianza della superiorità dei Blues, si può cominciare parlando di Drogba: una prima punta di quel livello non ce l'ha nessuno, ma l'Arsenal non ha nemmeno qualcuno che lo ricordi lontanamente. Van Persie ed Eduardo sono fuori per infortunio, Bendtner va in panchina. Così, mentre Drogba impiega 22 minuti e 19 secondi per mandare due palloni nella porta di Almunia, nell'attacco dei Gunners prova a fare da terminale offensivo il povero Arshavin, schiacciato nella morsa di Terry e Carvalho. Proprio il capitano dei Blues, reduce da una settimana non proprio semplicissima, era l'osservato speciale del derby. Almeno in campo, Terry non ha tradito: prestazione impeccabile e assist per il primo gol di Drogba. Il 2-0, invece, è frutto di un assolo del fuoriclasse ivoriano, autore di uno slalom in area prima del tiro vincente.

numeri impietosi — Forse, però, per dare un'idea dell'attuale differenza di valore tra Chelsea e Arsenal possono bastare alcuni numeri. Più ancora dei confronti diretti (nei 15 più recenti i Gunners l'hanno spuntata solo 2 volte, a fronte di 8 sconfitte e 5 pareggi), si può considerare il dato relativo ai confronti tra le Big Four: il Chelsea ha vinto tutte le quattro le ultime sfide disputate con Manchester Utd, Arsenal e Liverpool senza concedere neppure un gol, mentre i ragazzi di Wenger le hanno perse tutte e quattro. Ecco perché, anche per quest'anno, mentre i Blues restano in piena corsa nelle tre competizioni principali, l'Arsenal sembra già fuori dalla lotta al titolo. Il progetto di Wenger è affascinante, ma senza uomini d'esperienza si squaglia quando in campo fa più caldo. Un concetto che, in questa stagione, gli è stato ricordato prima da Fabregas e poi da Arshavin, i suoi uomini di maggiori classe. Un motivo ci sarà.

venerdì 5 febbraio 2010

Siiii...Viaggiare!

Il turismo in Italia contrasta la crisi con una tenuta maggiore di altri settori economici: i
primi tre mesi dell’anno grazie alla montagna, in agosto grazie alla politica promozionale
degli hotel, nelle prenotazioni per l’autunno grazie alla ripresa del turismo business e
commerciale nel nord del Paese.
Meno nera di quanto ci si aspettasse l’estate del 2009. Il sistema turistico italiano ha attivato
velocemente misure anti crisi, le imprese hanno dimostrato di saper affrontare l’emergenza
annunciata e i risultati danno l’Italia in una posizione meno critica rispetto al resto d’Europa.
Il 2009, infatti, ha evidenziato una serie di tendenze:
􀁹 gli hotel, che hanno maggiore clientela internazionale, hanno applicato una politica di
ribasso nei prezzi (-7,2%) per contrastare il calo registrato nei primi sei mesi,
􀁹 il turismo italiano diminuisce le partenze all’estero e sceglie l’Italia nei primi sei mesi
dell’anno, e in estate sceglie i mesi fuori stagione di luglio (+37%) e settembre1 (+14,2)
pareggiando il conto con l’estate 2008,
􀁹 l’attrattiva del nostro Paese rimane costante, anche tra le previsioni di vendita del
Turismo organizzato mondiale, contenendo il calo mondiale dei flussi internazionali in
Italia al –2,8%, quando l’OMT prevede un calo mondiale dei flussi internazionali tra il -
4% e il -6%,
􀁹 in particolare, l’indagine ENIT presso i Tour Operator esteri indica per il mese di agosto
una ripresa delle partenze del turismo organizzato verso l’Italia, in particolare dalla
Germania, dall’Austria e dal Belgio,
􀁹 gli effetti della crisi economica hanno influenzato maggiormente la durata della vacanza
e la spesa, spingendo i turisti italiani e stranieri a ridurre il budget per la vacanza e ad
utilizzare maggiormente gli alloggi privati.
I dati del 2009
Da gennaio a settembre 2009 il turismo in Italia ha contenuto la perdita di occupazione dei posti
letto nelle strutture ricettive alberghiere e extralberghiere con un saldo totale del -4,3%. La
perdita ha coinvolto maggiormente il settore extralberghiero2 (-6,9%), mentre negli hotel italiani
il saldo registra -2,9%.
L’andamento non è stato lineare, infatti:
􀁹 il primo trimestre del 2009, grazie alle performance positive delle destinazioni montane e
dell’extralberghiero, si chiude in pareggio rispetto al 2008, 􀁹 è nel secondo trimestre che le imprese ricettive alberghiere ed extralberghiere hanno
subito maggiormente gli effetti della congiuntura negativa, specie nel mese di giugno
quando si sono registrati 23 giorni di pioggia,
􀁹 in estate, infine, in agosto risale il turismo negli hotel (+1,7%) ma non recupera nelle
strutture extralberghiere,
􀁹 nella settimana di ferragosto i flussi turistici negli hotel sono sostanzialmente pari a quelli
registrati nel 2008.
Il recupero degli hotel nella stagione estiva è dovuto ad una politica dei prezzi che ha visto
abbattere il costo delle camere negli alberghi del -7,2% ma che ha comportato un saldo del
fatturato da gennaio a settembre pari al -7,9%.
La crisi congiunturale ha colpito però maggiormente i Paesi europei nostri concorrenti, come la
Francia e la Spagna. Parlando del comparto alberghiero si sono registrate, infatti, in Francia,
fino a luglio, minori presenze pari al -6,3% (si stima -2,9% in Italia); in Spagna il tasso di
occupazione è calato di oltre 4 punti percentuali nei mesi di giugno e luglio, con una
diminuzione degli arrivi alberghieri del -13,6% da gennaio ad agosto.
Fino a giugno il turismo internazionale ha registrato cali in tutta Europa: in Francia i
pernottamenti in hotel diminuiscono del -14,9% mentre in Italia diminuiscono del -13.2%. In
Spagna si è registrata una partenza negativa nel primo trimestre e un migliore andamento in
primavera per un totale del -10,2%.
Secondo gli operatori italiani i due fattori che influiscono maggiormente sulla diminuzione dei
flussi turistici, sono la crisi economica (indicata dal 37% delle strutture), e la problematica dei
disservizi turistici (disagi legati alla mobilità, ai ritardi e disservizi del sistema infrastrutturale, alla
carenza di informazioni, servizi e assistenza ai turisti, ecc.).
Ciò significa che nonostante i segnali congiunturali internazionali che indicano una ripresa
dell’economia mondiale per il 2010, gli operatori del turismo individuano nelle problematiche
strutturali e infrastrutturali del Paese il vero gap competitivo del nostro sistema turistico.

giovedì 4 febbraio 2010

Iran: servigi di Berlusconi ai padroni israeliani

TEHERAN - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha reso una "serie di servigi ai padroni israeliani" con le dichiarazioni fatte durante la sua visita in Israele. Lo ha affermato il sito in italiano della radiotelevisione di Stato iraniana. "Dopo aver sparato dichiarazioni decisamente discutibili sull'Iran - afferma il sito - il premier italiano è arrivato a dire che la guerra contro Gaza fu giusta, calpestando così i cadaveri di 1.400 civili palestinesi uccisi l'anno scorso da Israele durante tre settimane di folli bombardamenti". Berlusconi, si aggiunge nel commento, "durante il suo discorso ieri alla Knesset ha completato tutta la serie di servigi fatti ai padroni israeliani", dopo che, "prima e durante la visita in Israele aveva rivolto all'Iran tutte le accuse possibili, ad iniziare da quella di voler sviluppare armi nucleari".

Ieri Kazem Jalali, portavoce della commissione affari esteri del Parlamento iraniano su posizioni conservatrici moderate, aveva detto all'Ansa che le parole di Silvio Berlusconi in Israele sono "una aperta interferenza negli affari interni di un Paese indipendente".

mercoledì 3 febbraio 2010

VOLA MERCATO POKER ON LINE. A GENNAIO INCASSATI 285 MLN

(ASCA) - Roma, 3 feb - Torna a salire la febbre da poker on line. Nel primo mese del 2010 infatti gli italiani hanno giocato sui tavoli verdi virtuali 285,1 milioni di euro. Si tratta - spiega l'Agicos - del nuovo record assoluto di raccolta mensile, superiore di oltre il 17% rispetto al precedente primato stabilito appena un mese fa (a dicembre la raccolta sfioro' i 243 milioni di raccolta). A gennaio del 2009, con il mercato pero' ancora in fase di startt up e con pochi operatori gia' a regime, la raccolta tocco' i 141,6 milioni di euro, quindi a distanza di un anno gli incassi sono di fatto raddoppiati. Da quando e' partito (settembre 2008), il poker on line ha finora incassato oltre 2,8 miliardi di euro. Se nei prossimi mesi dovesse confermarsi il trend di gennaio e con la partenza, prima della primavera, del poker ''cash'', il 2010 potrebbe chiudere con una raccolta ampiamente superiore ai 3 miliardi di euro.

Leader di mercato e' ancora Microgame con una raccolta di 86,1 milioni di euro, valore che rappresenta un crescita del +13,8% rispetto al mese precedente. In seconda posizione si consolida Pokerstars, con una raccolta di 49,5 milioni di euro ed una crescita del +25,6%, il valore percentuale piu' alto tra tutti gli operatori. Chiude il podio Gioco Digitale che torna a crescere molto bene dopo due mesi di calo. Sui tavoli verdi virtuali di Gioco Digitalo sono stati puntati a gennaio 41 milioni di euro, per un +18,8% rispetto a dicembre. Crescite superiori alla media del mercato anche per Snai, Bwin, Leonardo Service Provider e soprattutto PartyPoker, passata dai 3,6 milioni dell'ultimo mese del 2009, ai 4,6 milioni di gennaio. A questo valore vanno aggiunti, come network, i 600.000 euro incassati dal poker on line di Intralot.

Per quanto riguarda le quote di mercato, sono 4 gli operatori ad aver conquistato posizioni. In particolare da segnalare la crescita di Pokerstars che passa da una quota di mercato, a dicembre 2009, del 16,3%, ad una quota a gennaio 2010 del 17,4%. In crescita anche Gioco Digitale, Leonardo Service Provider e PartyPoker. Mettendo insieme i valori degli operatori esteri (Pokerstars, Bwin, Eurobet, PartyPoker, Intralot, Betclic), si ottiene una quota di mercato del 25,9%.

La rivoluzione di Zac Verso la difesa a tre

L'allenatore della Juventus effettuerà cambiamenti graduali rispetto al suo predecessore: il primo e più probabile sembra quello del modulo difensivo con il passaggio da una linea a 4 a quella a tre, Cannavaro-Legrottaglie-Chiellini, in un 3-4-1-2 con Diego dietro ad Amauri e Del Piero.

VINOVO (Torino), 2 febbraio 2010 – La rivoluzione di Alberto Zaccheroni alla Juventus è iniziata in punta di piedi. “Con la Lazio non ho voluto confondere la squadra, ma dopo questa settimana di lavoro, sabato contro il Livorno ci potrebbe già essere qualche novità”. Un passo alla volta, ma il nuovo allenatore ha già le idee chiare e tanta voglia di cambiare. Il tempo stringe, per conquistare l’obiettivo minimo del quarto posto (e la qualificazione per la prossima Champions League) bisogna invertire la rotta. E allora vediamo quali accorgimenti ha già apportato o ha intenzione di fare Zaccheroni nel tentativo di riportare la Juve in vetta alla classifica.

Alberto Zaccheroni con Legrottaglie. LaPresse
ALLENAMENTI INTENSI — Nessun giorno di riposo, lunedì mattina la Juve era già al lavoro dopo la partita di domenica sera. Ieri lavoro defaticante per i giocatori in campo contro la Lazio, stamattina invece tutti in campo ad eccezione di Melo e Diego (entrambi in palestra ma recuperabili per il Livorno). La politica degli allenamenti a porte chiuse continua, ma si intravedono già le prime differenze rispetto al lavoro di Ciro Ferrara. Zaccheroni punta su sedute di lavoro intense, molta parte atletica, corsa e movimenti senza palla. L’obiettivo è migliorare la condizione fisica generale e rivedere una Juve che corre per tutti i 90 minuti della partita.

ROMBO ATIPICO — Quello di Zac è un rombo più allungato rispetto a quello di Ferrara. La posizione di Felipe Melo è più arretrata. Il brasiliano contro la Lazio ha giocato di fatto davanti alla difesa garantendo più copertura, ha trovato la posizione con facilità e la sua prova è stata positiva. Diego invece ha avuto totale autonomia, libero di svariare a piacere dietro le punte e agire tra le linee per mettere in difficoltà gli avversari. Entrambi i brasiliani sono usciti acciaccati dalla sfida con la Lazio: Melo è alle prese con un affaticamento muscolare e domani riprenderà a lavorare sul campo. Anche Diego oggi è rimasto in palestra mentre in campo al suo posto Zaccheroni ha provato Giovinco. E proprio Giovinco potrebbe giocare titolare a sorpresa contro il Livorno, nel caso in cui Diego non dovesse recuperare.

DIFESA A TRE, ESTERNI ALTI — Zaccheroni non l’ha ancora provata ufficialmente ma è solo una questione di tempo. Cannavaro, Legrottaglie, Chiellini. La tentazione è forte ma il nuovo allenatore vuole fare un passo alla volta, c’è tempo per cambiare. Con la difesa a 3 cambierebbe anche il modulo, non più a rombo. Questa è la nuova formazione che ha in mente Zaccheroni: Cannavaro, Legrottaglie e Chiellini davanti a Buffon. A centrocampo Melo e Sissoko (o Candreva) mediani davanti alla difesa, sugli esterni Caceres a destra e De Ceglie (o Marchisio) a sinistra. Il reparto offensivo rimarrebbe invariato con Diego trequartista a sostegno di Del Piero e Amauri.
COLLOQUI PERSONALIZZATI — Ha iniziato con il capitano e ha proseguito giorno dopo giorno, fino ad ascoltare tutta la rosa. Per Zaccheroni il dialogo tra allenatore e giocatori è fondamentale, per questo motivo ha parlato con tutti, spiegando i suoi obiettivi e il suo metodo di lavoro, chiedendo in cambio soltanto la disponibilità. I giocatori lo hanno ascoltato e gli hanno dato piena fiducia, adesso la palla passa a lui.

martedì 2 febbraio 2010

Litfiba Tour 2010

13 Aprile - Milano Mediolanum Forum
16 Aprile - Firenze Nelson Mandela Forum
17 Aprile - Firenze Nelson Mandela Forum
19 Aprile - Roma Palalottomatica
21 Aprile - Acireale Palatupparello

biglietti in vendita su: http://www.ticketone.it/

lunedì 1 febbraio 2010

Reunion 2010

Piero e Ghigo tornano insieme Ecco la reunion dei Litfiba
La rock band italiana ha fissato quattro date in giro per l'Italia, di nuovo insieme nel 2010. Sono già in sala di registrazione

FIRENZE - «La voglia di salire sul palco insieme e fare dei concerti è inarrestabile!». Sono le parole di Piero Pelù e Ghigo Renzulli, protagonisti di una delle più belle storie della musica italiana che nella prossima primavera suoneranno di nuovo insieme. Il 2010 infatti, è l’anno della reunion della più importante rock band italiana, i Litfiba. Un ritorno che nasce da una forte esigenza artistica, che guarda al futuro ma rimane fortemente ancorata al proprio passato. Dopo una separazione a cui hanno fatto seguito anni di lento riavvicinamento, umano e artistico, Piero Pelù e Ghigo Renzulli torneranno insieme con quattro potenti concerti. Un live, frutto di esperienza raccolta in anni di concerti in tutto il mondo con canzoni che sono la storia del rock. Si comincia il 13 aprile da Milano, poi il 16 Firenze, il 19 aprile Roma e il 21 ad Acireale.
GIA' IN SALA DI REGISTRAZIONE - Ma non ci sarà soltanto il tour. I due infatti, stanno rimettendo in sesto il vecchio studio di registrazione di Pelù a San Casciano e che soprattutto stanno già scrivendo una canzone (o forse di più, magari un intero album? Magari da presentare proprio in occasione del mini-tour?) a quattro mani, come ai vecchi tempi, come hanno raccontato alla Rockoteca Brighton di Settignano in occasione della presentazione del libro di Bruno Casini, In viaggio con i Litfiba (edizioni Zona). Nati trent’anni fa, sciolti da dieci, i Litfiba hanno colto questo doppio anniversario tondo per l’attesa reunion di cui molti fan e addetti ai lavori hanno a lungo vociferato in questi mesi. Era nell’aria dunque, questione di tempo.
LA ROCKOTECA DOVE TUTTO COMINCIO' - La storia dei Litfiba parte dalla Rockoteca Brighton di Settignano, dove tutto è co­minciato (il loro primo concerto porta la data 6 dicembre 1980, nello stesso periodo a New York veniva assassinato John Len­non). Passa per la «cantinetta» di via dei Bardi. E finisce con l’uscita del celebre album 17 re. Settignano non ha dato il bat­tesimo solo ai Litfiba, ma anche ai Diaframma di Federico Fiu­mani, l’altra storica band di que­gli anni. Tutti per uno, come i moschettieri: «Ricordo che il di­rettore della rockoteca, Nicola Vannini, oggi tra i soci di Audio­globe, era il primo frontman dei Diaframma - racconta Bruno Casi­ni che ha scritto un libro sulla storia dei Litfiba - e che in via de’ Bardi ci an­davano tutti a provare, non so­lo i Litfiba, ma anche i Diafram­ma, i Neon, i Café Caracas di Raf». A tutt’oggi è un luogo di culto: «Il proprietario del palaz­zo ancora deve verniciare i mu­ri accanto alla porta ogni poco perché dopo 30 anni c’è ancora tanta gente che viene lì a scrive­re messaggi d’amore per la band e incitamenti alla riunifica­zione dei componenti». All’epoca non esi­steva il «Rock Contest» ma il suo predecessore, chiamato «Il Rock mette i denti», all’interno del mitico locale Casablanca do­ve oggi c’è il Teatro di Rifredi.
IL CONCERTO ALLE CASCINE - I Litfiba vi partecipano nel 1982, poi partono per Bologna dove vincono la finale e mettono in cantiere il primo Lp, titolo: Litfi­ba. «Oggi quel disco è un ogget­to di culto introvabile che può arrivare a costare anche tre o quattrocento euro». Nel 1984 nasce a Firenze quel­lo che oggi (a Faenza) si chiama «Mei». Allora invece portava il nome di «Imm», Indipendent Music Meeting. I Litfiba ci sono e diventano protagonisti di un evento che rimarrà memorabile: un concerto al motovelodromo delle Cascine insieme ai Neon e ai Diaframma. «Fu la prima e unica volta insieme per queste tre band simbolo della new wave fiorentina e italiana, quello che è stato chiamato il ‘‘Rinascimento Rock’’». Non esiste alcuna registrazione della serata, che infatti, purtroppo, rimane solo nei ricordi di chi vi partecipò. Il resto, con Ghigo, Piero e gli altri, è storia.