Powered By Blogger

Foto tratta dal video dell'inedito: "SOLE NERO"

Foto tratta dal video dell'inedito: "SOLE NERO"

CUORE DI VETRO

RESTA

LULU' E MARLENE + DIO

giovedì 15 aprile 2010

La Torre Eiffel


Fu Costruita per l'esposizione universale e per la commemorazione del centenario della Rivoluzione Francese, la Torre Eiffel fu inaugurata il 31 marzo 1889, avente in cima la bandiera francese. La sua costrizione fu accompagnata dalle critiche e contestazioni dei parigini e degli intellettuali francesi, ma la struttura metallica della famosissima Torre rappresenta oggi il simbolo di Parigi e ed è "la maggiore attrazione turistica", meta di 6 milioni di visitatori ogni anno.
Gli ingegneri che presero parte alla creazione furono Gustave Eiffel assistito dagli ingegneri Maurice Koechlin e Emile Nouguier e anche dall’architetto Stephen Sauvestre.
Gli studi sul progetto cominciarono nel 1884 e nonostante tutti gli ostacoli creati non solo dai parigini, la costruzione della Torre Eiffel comincia nel 1887, durò 26 mesi e fu completata nel 1889. L'idea originale comprendeva la sua distruzione dopo l’Esposizione Universale del 1900 ma esperimenti di radiotrasmissione effettuati dall’arma francese prima della fatidica data, fecero si che sia tuttora in piedi.
Ferro forgiato eretto a forma di croce diviso in 18.038 pezzi e fissati da 2.500.000 rivetti sono la base che supporta la Torre Eiffel. La struttura della torre monumentale di Gustave Eiffel, è molto aerata e resiste al vento. Nonostante l'immensa struttura, l'elevato numero di pezzi utilizzati per la sua costruzione, la forma imponente e il peso dei materiali stesso, il suo peso complessivo della torre non supera le 7.300 tonnellate.
La Torre Eiffel misurava da terra sino all’asta della bandiera 312,27 metri nel 1889 ; oggi, "alzata" dalle sue antenne arriva a 324 metri. Molte stazioni televisive francesi hanno attualmente la loro antenna sulla cima della Torre.
Proprietà delle autorità locali di Parigi, la Torre Eiffel è gestita da una società privata "Scieté Nouvelle d’Exploitation de la Tour Eiffel" che cura la manutenzione della sua struttura e la rinnova ogni 7 anni con 50 tonnellate di pittura grazie ad operai specializzati nelle scalate acrobatiche.
La torre è illuminata da 352 proiettori di 1000 watt e la sera scintilla tutte le ore con 20.000 lampadine e 800 luci di festa, creando uno spettacolo unico e suggestivo.
Lo scintillare della Torre Eiffel è stato inizialmente previsto per festeggiare il passaggio all’anno 2000. I parigini, coscienti però della sua bellezza, non vollero più rinunciare a questa meraviglia e nonostante l’eccessivo consumo di energia elettrica, la società che gestisce la Torre Eiffel ha cambiato decisione lasciandole il suo abito scintillante. Così, dopo un anno di pausa, la Torre Eiffel ha ritrovato le sue scintille durante la serata inaugurale del 21 giugno 2003 alle 23 :20. Le nuove scintille sono più impressionanti delle precedenti; il nuovo sistema di illuminazione ha infatti permesso di ridurre considerabilmente il consumo d’energia elettrica, permettendo così alla Torre Eiffel di scintillare ancora per 10 anni e più; sicuramente tra 10 anni l'illuminazione sarà ancora presente. La cerimonia che ha accolto il nuovo sistema di luci, si è svolta con grande emozione. L’avvenimento è infatti stato celebrato da artisti di fama nazionale e internazionale. Il momento dell’accensione è stato accompagnato da uno spettacolo di fuochi d’artificio. Ad assistere alla manifestazione erano presenti più di 200.000 persone, letteralmente affascinate dal sorprendente spettacolo.
Per ridare eleganza (ed energia) alla Torre Eiffel, quattro enormi fari dotati di lampade xenon di 600 watts ruotano in permanenza sulla sua punta.

martedì 13 aprile 2010

Il ritorno dei Litfiba - Rock e hit di un tempo.


Le date europee del gruppo che da oggi è in tour italiano sono state seguite da tanti giovanissimi. Nuova formazione, tanti pezzi classici


di FULVIO PALOSCIA

Piero Pelù ha gli stessi capelli lunghi dei tempi d'oro, e torna a indossare gilet etnici sul petto nudo: il fisicaccio c'è, le fan possono stare tranquille. Ghigo Renzulli manovra ancora la chitarra con sicurezza sorniona. Insomma: tutto come una volta.

Gli elementi trainanti dell'era del grande successo dei Litfiba (dopo il litigio tra i due musicisti avvenuto undici anni fa e il conseguente divorzio, il gruppo è continuato ad esistere) sono di nuovo insieme in tour che venerdì e sabato approda al Mandela per due date esauritissime. Chi è rimasto a bocca asciutta, potrà rifarsi il 24 luglio, ad Arezzo, per il tour estivo. Prima, uscirà un album dal vivo con due inediti.

Tarallucci e vino. Come se le tumultuose polemiche scoppiate nel 1999 non fossero mai esistite. Anche se sono lì, nero su bianco, nel libro che Pelù scrisse con Massimo Cotto per Mondadori, Perfetto difettoso, dove il cantante non lesinò scudisciate su Renzulli e il produttore di sempre dei Litfiba, Alberto Pirelli, coinvolto tra l'altro in questo ritorno di fiamma.

Chi o cosa abbia lastricato la strada verso la riappacificazione non è dato saperlo. Forse il silenzio, sufficientemente lungo per calmare gli animi; forse - dicono i detrattori - la voglia di soldi e successo. Tant'è: nel "warm up tour", le date di "riscaldamento" e di preparazione ai concerti italiani (stasera la prima a Milano) che si sono tenute a Marzo a Monaco, Zurigo, Losanna, Piero e Ghigo sono apparsi in forma, portati in trionfo da un pubblico di affezionatissimi che li ha seguiti anche oltre confine. Quarantenni nostalgici? Macché. Tantissimi giovani che, nel corso degli anni, hanno coltivato la memoria dell'unica vera rock band italiana approdata dalle cantine al successo del mainstream. Nel bene. E nel male.

Sul palco Pelù e Renzulli riabbracciano un rock solido, scarno, istintuale. "Sarà uno show intenso e compatto - dicono - vogliamo portare nei palazzetti tutta quell'energia che si crea in un club, con il rapporto diretto tra musicisti e pubblico". La formazione? Quella classica dei Litfiba: voce, chitarra, basso, batteria, tastiere. Il bassista Daniele Bagni appartiene alla storia dei Litfiba baciati dal successo, con loro ha suonato dal 1997 al 1999, poi ha seguito Pelù nella sua carriera solista. Alle tastiere c'è una nuova entrata, Federico Sagona, mentre il batterista Pino Fidanza fa parte dell'ultima line-up del gruppo. La scaletta è un vero e proprio best of: Proibito, Resta, Cangaceiro, Paname, Bambino, Il volo, Sparami, Lulù e Marlene, Dio, Spirito, Tex/Ferito, Fata Morgana, Animale di zona, A denti stretti, Cuore di vetro, Gioconda, Ritmo #2, Ci sei solo tu, Maudit, Dimmi il nome, El diablo, Lacio drom, Lo spettacolo. Il tour è a impatto zero: l'energia proviene da fonte rinnovabile.

Tarallucci e vino, sì. Ma non mancano dubbi: perché Pelù e Renzulli non hanno convocato i membri originali della band, ovvero Gianni Maroccolo e Antonio Aiazzi, che si erano detti disponibili ad una reunion per celebrare degnamente i 30 anni della band. E che a vario titolo hanno continuato a collaborare sia con i Litfiba post Pelù (Aiazzi) sia con Pelù solista (Maroccolo)? E non mancano i veleni. Roberto Terzani, al basso dei Litfiba dal 1990 al 1993, sul suo sito web ha scritto parole di fuoco, parafrasando gli hit da solista di Piero: "Io non ci sarò (con tutto il mio entusiasmo). E' incredibile come certa gente possa covare tanto rancore per questioni di cui sanno solo loro. Certa gente non mi dà niente perché è vuota, angosciata e presuntuosa".

PUBBLICATO SU: www.firenze.repobblica.it

sabato 10 aprile 2010

Paradisi italiani


Ci sono varie teorie e leggende sulla nascita e sull'età dell'Isola d'Elba, noi possiamo dire che vari ritrovamenti testimoniano la vita sull'Isola d'Elba già nell'età della pietra.
AETHALIA (fiamma), era il famoso nome con cui l'Elba era conosciuta nel mondo antico: i Greci nel 5° secolo a.c. la chiamarono così per le fiamme che si alzavano dai forni in cui si cuoceva il ferro. Fu proprio l'ampia presenza di questo minerale a caratterizzare gli eventi futuri dell'Elba: tutti cercarono di conquistarla per poter trarne benefici e ricchezze. I primi abitanti dell'isola furono gli Ilvati, un popolo ligure da cui deriva il nome che i Romani dettero in seguito all'Isola: ILVA. Dopo si ha la presenza degli Etruschi che sfruttarono le miniere di ferro sull'Isola, poi quando le scorte di legname furono esaurite, si trasferirono nella vicina Populonia. Di quel periodo purtroppo si sa molto poco, restano di questo laborioso popolo pochissime tracce. Si dice comunque che gli Etruschi declinarono con la disfatta dei Cartaginesi, suoi alleati, nelle acque di Cuma. Nella seconda metà del 480 a.c. i Romani attratti dalle miniere conquistarono l'Isola d'Elba, della loro presenza rimangono varie testimonianze: le più importanti sono la villa delle grotte a Portoferraio e quella di Capo Castello a Cavo che dimostrano il loro amore per le cose belle e lussuose. Gli ultimi anni dell'impero Romano rimangono avvolti nell'oscurità: l'Elba perse comunque la sua importanza economica quando Roma si impossessò di altri ricchi giacimenti minerari. In seguito alla caduta di Roma ci furono le prime invasioni barbariche e giunsero i primi monaci: S. Cerbone, il più conosciuto si instaurò nel sesto secolo nei boschi fra Poggio e Marciana, dove esista ancora il Romitorio. Per quasi tre secoli l'Isola fu soggetta a saccheggi e devastazioni di ogni genere da parte di pirati. Dopo i Longobardi arrivarono all'Elba i Saraceni che in quel periodo infestavano i mari occupando anche alcune isole. Solo le Repubbliche Marinare fecero una sorta di disinfestazione delle acque. Nei primi dell'anno mille la repubblica Pisana fu incaricata dal Papa di difendere l'isola d'Elba dai Saraceni e si instaurò sull'isola. Di quel periodo sono le numerose torri di avvistamento presenti all'Elba. L'Isola faceva però gola anche ai Genovesi che dopo diversi tentativi di invasione riuscirono a sconfiggere i Pisani nella famosa battaglia della Meloria nel 1284. Per molti anni l'Elba fu teatro delle loro battaglie, fino a quando nel 1398 Pisa fu venduta a Galeazzo Visconti e passò alla Signoria degli Appiani, principi di Piombino che rimasero per due secoli. Gli anni che seguirono furono caratterizzati dai continui attacchi barbareschi, il pirata più famoso fu "IL BARBAROSSA" che a capo della flotta turca distrusse i paesi di Grassera nei pressi di Rio e Ferraja (Portoferraio).
Nel 1546 Carlo 5°, Re di Spagna, tolse l'Elba agli Appiani e una parte dell'Isola (il territorio di Portoferraio) fu venduta a Cosimo 1° de'Medici duca di Toscana, il quale nel 1548 iniziò i lavori per le imponenti fortificazioni di Portoferraio e la chiamò Cosmopoli; la città era talmente ben fortificata che non riuscì a saccheggiarla neanche il pirata Saraceno Dragout quando nel 1553 attaccò l'Isola d'Elba. Nel 1577 in seguito al trattato di Londra il resto dell'Isola d'Elba ritornò agli Appiani. Nei secoli seguenti l'Elba a causa della sua strategica posizione geografica fu oggetto e campo di contesa tra le numerose potenze Europee. Nel 1603 Filippo secondo di Spagna si impossessò di Porto Longone (Porto Azzurro) e costruì le due fortezze che vediamo oggi: Forte Focardo e Forte S. Giacomo. L'Isola d'Elba era quindi divisa tra gli Spagnoli, gli Appiani e il Granducato di Toscana. Gli abitanti dell'Isola d'Elba subirono le vicende delle continue lotte tra i conquistatori fino a quando nel 1802 Portoferraio venne liberata dagli Inglesi e tutta l'Isola d'Elba annessa alla Francia. Con i Francesi l'economia Elbana rifiorì, furono costruite strade e si incrementarono i traffici marittimi. Con il trattato di Fontainebleau l'Elba insieme al Principato di Piombino era stata assegnata a Napoleone che lo ospitò dal 3 Maggio 1814 al 26 febbraio 1815. Al congresso di Vienna l'Elba venne riammessa al Granducato di Toscana, poi fu unita nel 1860 al Regno d'Italia. Fino alla fine del secolo conobbe anni di grande miseria, ma con la costruzione dei moderni stabilimenti siderurgici l'Isola d'Elba ebbe un notevole sviluppo economico e demografico fino alla seconda guerra mondiale quando l'Elba fu bombardata e occupata dai Tedeschi nel 1943. In quel periodo gli Elbani conobbero le violenze, la fame e la degradazione che la guerra comporta. Le principali attività di sostentamento dell'isola erano state distrutte e alla popolazione non restò che emigrare, movimento che cessò nei primi anni 50 quando l'Elba fu scoperta dal turismo. Inizia così il periodo di valorizzazione e rifacimento dell'Isola d'Elba che diventerà dopo molte vicissitudini una delle mete più ambite dai turisti.

giovedì 8 aprile 2010

La Torre Pendente

La torre di Pisa costituisce uno dei monumenti italiani più affascinanti e noti in tutto il mondo, ammirata per la notevole eleganza della sua struttura architettonica, oltre che per la straordinaria pendenza.
Fondata nel 1173 con funzione di campanile annesso al Duomo (iniziato nel 1064 dall'architetto Buscheto) e al Battistero (iniziato nel 1152 dall'architetto Deotisalvi) nella "Piazza dei Miracoli", la "torre pendente" viene generalmente ritenuta opera di Bonanno.
Nel corso di alcuni scavi condotti nel XIX sec. alla base del campanile, infatti, è stata ritrovata un'urna con questo nome, che si è ritenuto fosse allusivo al costruttore della torre.
Gli studiosi hanno proposto di identificare il Bonanno di cui si fa cenno nell'urna con il celebre ed omonimo scultore pisano autore delle porte bronzee del Duomo di Pisa (di cui quella di facciata, del 1179, è andata perduta, mentre l'altra, la cosiddetta "Porta di S. Ranieri", è ancora conservata e visibile all'esterno del transetto meridionale) e della porta della Cattedrale di Monreale (datata 1185).
Dopo appena 12 anni (1185), tuttavia, si verificano i primi segni di cedimento del terreno, che causano l'inclinazione della torre e provocano l'interruzione dei lavori alla metà del terzo piano.
La costruzione viene ripresa solo nel 1275 da Giovanni di Simone e portata a termine nella seconda metà del XIV secolo.
Insieme al Battistero, la torre campanaria costituisce uno dei primi monumenti in cui viene assimilata e riproposta, a distanza di pochi anni, la grande novità del linguaggio architettonico espresso nel vicino Duomo.
A pianta circolare, essa ripropone il tema delle loggette aperte ad archi su colonne, che costituirà uno dei motivi di maggior fortuna del Romanico pisano. Nel primo ordine alla base è il motivo, ugualmente ripreso dal Duomo, delle arcate cieche su semicolonne che inquadrano losanghe. In alto termina con la cella campanaria cilindrica di diametro inferiore rispetto al corpo centrale della torre.
Sopra alla porta d'ingresso era collocata una scultura raffigurante la Madonna con il Bambino, attribuita ad Andrea Guardi e ora conservata al Museo dell'Opera del Duomo. Negli ultimi anni la torre di Pisa è stata oggetto di interventi di stabilizzazione che hanno permesso di ridurne la pendenza: d'altra parte il cedimento del terreno è un fenomeno che interessa anche altri monumenti pisani, quali ad esempio i campanili delle chiese di S. Michele degli Scalzi e di S. Nicola.

Acquario di Genova

L'Acquario di Genova è stato inaugurato il 15 ottobre 1992 e nasce da un compromesso tra due concezioni architettoniche profondamente diverse: quella dell'architetto genovese Renzo Piano (l'esterno) e quella dell'architetto americano di origine russa Chermayeff (l'interno).
L'Acquario è una struttura lunga più di 250 metri disposta su quattro piani, due dei quali sono sotto il livello del mare fino ad una profondità di 7 metri. Nell'estate 1998 è stato ulteriormente ampliato integrando la "Grande Nave Blu", che ha portato l'intera superficie espositiva ad oltre 10 mila metri quadri.
All'ingresso, nella sala d'accoglienza, si può ammirare la "Vasca del molo antico": lunga 15 metri ed alta 2, è una fedele ricostruzione di una banchina del Porto Antico genovese risalente al XV secolo, dove nuotano le specie più tipiche degli ambienti costieri liguri.
All'interno si evidenziano particolarmente quattro grandi vasche, visibili da entrambi i piani espositivi: quella delle foche, della barriera corallina, quella degli squali e dei delfini. Quest'ultima è a cielo aperto per permettere agli animali di salire in superficie, respirare e saltare a piacimento

venerdì 2 aprile 2010

Nasce la sigaretta senza fumo

Napoli, addio alle aree no smoking
Si chiama Nic Stic ed è la prima sigaretta senza fumo. Presentata a Napoli la nuova bionda è rivoluzionaria: non puzza, si può usare negli ambienti pubblici e persino sull'aereo. A vedersi sembra una sigaretta, si inala normalmente ma non c'è combustione, quindi niente fumo. Inoltre non contiene tabacco, non produce cenere e dentro c'è solo una quantità di nicotina pari a 0,9 mg come previsto dalla legge.


La sigaretta è composta da un dispositivo portatile grande quanto un pacchetto di caramelle dentro il quale è sistemata una batteria. Sul dispositivo si inserisce lo 'stic', ovvero un tubicino bianco che nel suo interno ha una spirale di riscaldamento. Ad esso viene applicato un filtro, simile a quello delle sigarette normali che contiene una dose di nicotina e aromi. Una volta riscaldata la sigaretta è pronta per essere aspirata senza provocare fumo e fastidio.

Nell'inalazione l'unica sostanza presente è la nicotina. "Nelle sigarette normali - spiega la presidentessa della Nic Stic, Lisa Ferrari - vi sono sostanze come catrame e monossido di carbonio mischiate alla nicotina e al tabacco. Con la nostra sigaretta il fumatore inala solo nicotina che è presente nel filtro. Quindi meno danni alla salute e soprattutto si può fumare in tutti i posti dove ora è vietato". Il dispositivo portatile dunque agisce solo sulla dipendenza da nicotina senza che il fumatore inali anche le sostanze nocive contenute nelle amate bionde.

"Chi l'ha provata - aggiunge Ferrari - ha provato la stessa soddisfazione della normale sigaretta". Entro un mese il prodotto sarà in vendita nei bar e in tabaccheria. Il dispositivo di riscaldamento sarà venduto a 29 euro con una garanzia di due anni, mentre i filtri si venderanno in pacchetti simili alle sigarette, 20 filtri per 4 euro. "Questo prodotto non è un farmaco - spiega Ferrari - ma di certo aiuta a smettere di fumare perché oltre al fattore psicologico di continuare a tenere in mano una sigaretta il fumatore non rinuncia alla nicotina che poi è il vero motore della dipendenza dal fumo. Con questo prodotto però non inalano le sostanze contenute nelle normali sigarette che rappresentano il vero problema per la salute".

Fonte: TGCOM

La fauna del Parco del Gargano

E’ improbabile ritrovare lungo le sponde del Mediterraneo un altro luogo come il Parco Nazionale del Gargano capace di racchiudere in così poca estensione tanta biodiversità, siamo di fronte ad un piccolo microsmo, una vera isola biologica.

In questo angolo di Adriatico è possibile compiere nel breve spazio di un giorno un excursus totale capace di comprendere l’intera natura del Mediterraneo incontrando su pochi chilometri gli habitat più diversi:dalle aride steppe pedegarganiche alle fitte ed estesissime foreste, dalla macchia mediterranea alle candide scogliere calcaree, dalle dune di Lesina e Varano alle meravigliose Isole Tremiti, dalle pinete di Pini D’Aleppo agli acquitrini ed ai fitti canneti delle Paludi di Frattorolo e dell'Oasi lago Salso, dai boschi rigogliosi della Foresta Umbra alla limpidezza del mare.

A questa diversità di paesaggi e di flora corrisponde, in maniera forse maggiore, una diversità di fauna. Sul territorio del Parco nidificano ben 170 specie di uccelli su 237 nidificanti in tutta Italia.
Nelle foreste dell’interno vivono ben 5 specie di picchi: verde, rosso maggiore, minore, mezzano e dorso bianco.

Tra i rapaci nidificanti ricordiamo: la poiana, il gheppio, lo sparviero, il falco pellegrino, il lanario, il falco di palude, l’albanella minore, oltre al biancone che caccia rettili nelle zone assolate. Inoltre si segnala la presenza di alcuni falchi pescatori e rare aquile anatraie minori, durante il periodo migratorio. Tra i rapaci notturni sono presenti: il gufo reale, il gufo comune, il barbagianni, l’allocco e l’assiolo.

Nello stesso habitat ritroviamo varie specie di fringillidi, diverse specie di cincie tordi, il merlo, cesena, e colombacci. Segnaliamo inoltre numerose colonie di corvidi: cornacchie grigie, ghiandaie, taccole e alcune coppie di corvi imperiali.

Nelle zone umide a Nord ed a Sud nidificano circa 46 delle oltre 60 specie legate all’ambiente acquatico, nidificanti in Italia. Tra le altre ricordiamo l’airone rosso e cinerino, la garzetta, il tarabuso, il basettino, sgarza ciuffetto e la nitticora, il germano reale, l’alzavola, la marzaiola, la moretta tabaccata, il mestolone, il corriere piccolo, il fratino, il cavaliere d’Italia, la gallinella d’acqua, la folaga, lo svasso maggiore ecc.

La consistenza di queste specie aumenta considerevolmente durante i passi arrivando a raggiungere consistenze numeriche varianti dalle 15000 alle 30000 unità arricchendosi di specie come le oche selvatiche, granaiole, lombardelle,i cigni, i fenicotteri, i mignattai, le avocette, le volpoche, canapiglie e morette, i cormorani, varie specie di gabbiani e di mignattini, gruccioni e ghiandaie marine, ecc.

Nei canneti, oltre ai cannereccioni, cannaiole pendolini, durante l’autunno si segnala la presenza di una numerosissima colonia di storni.
Negli acquitrini della zona di Frattarolo durante i passi autunnali e primaverili è possibile ammirare combattenti, pittime reale, pettegole pantane, piovanelli e piro piro di diverse specie, pernici di mare, pavoncelle, pivieri, chiurli, beccaccini, frullini, ecc.
Tra le iniziative importanti è da ricordare la reintroduzione del gobbo rugginoso sotto l’egidia della L.I.P.U.finanziato dall'Ente Parco.

Nei pascoli steppici della fascia pedegarganica tra innumerevoli difficoltà, sopravvivono all’estinzione l’occhione e la gallina prataiola e volteggiano in numero consistente allodole, calandre, cappellacce e succiacapre.
Negli oliveti, oltre a numerosi passeriformi sono presenti in primavera numerose tortore e rigogoli.

I campi di grano, le stoppie e coltivi sono frequentati da quaglie.
Nei pascoli e nelle steppe pedegarganiche è possibile ascoltare il canto dello strillozzo.

Lungo le coste e nelle parti antiche dei paesi del gargano i cieli sono solcati dai voli di rondoni, rare rondini rossicce, balestrucci, topini, rondone pallido e rondini alpini.
Nelle numerose grotte vivono colonie di pipistrelli delle specie nottola, ferro di cavallo ecc.

Tra i mammiferi è da ricordare la presenza del capriolo italico, una sottospecie endemica ed esclusiva del Parco, inoltre sono presenti il cinghiale, il daino, la donnola, la faina, il gatto selvatico, magnifico felino predatore che vive nel folto della boscaglia della Foresta Umbra, la lepre, il riccio, la talpa, il tasso, la volpe, il ghiro, il moscardino, diverse specie di topi ed arvicole. E'estinta la foca monaca, sicuramente presente in alcune grotte delle isole Tremiti fino ad alcuni decenni fa.

Tra i rettili e gli anfibi, presenti in numero cospicuo, anche per l’abbandono delle zone rurali, ricoprono aspetti peculiari la tartaruga terrestre e palustre, l’orbettino, il colubro di Esculapio e il colubro liscio, la luscegnola, il geco verrucoso, la vipera comune, il cervone, la natrice dal collare, il ramarro, la lucertola campestre, ecc.
Gli anfibi sono presenti con la raganella, la rana verde e dalmatina, il rospo comune e smeraldino e il tritone italico e crestato. Questi animali occupano le zone acquitrinose, i canali, le sponde delle lagune ed i cutini in varie zone boscose del Parco.

Fonte: www.parcogargano.it